VIGGIANELLO
Viggianello è un antico comune di 3.284 abitanti della provincia di Potenza, ai piedi del massiccio del Pollino, nella Valle del Mercure. Nel suo territorio ha origine il fiume Mercure–Lao.
Viggianello |
Stato: |
Italia |
Regione: |
Basilicata |
Provincia: |
Potenza |
Coordinate: |
39°58′0″N 16°5′0″E / 39.96667, 16.08333Coordinate: 39°58′0″N 16°5′0″E / 39.96667, 16.08333 |
Altitudine: |
549 m s.l.m. |
Superficie: |
119 km² |
Abitanti: |
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Densità: |
29 ab./km² |
Frazioni: |
sono 36[1]tra cui Campo le Rose, Conocchielle, Pantana, Pedali, Prantalato, Prastio, Santa Rosalia, Torno, Varco, Vocolio, Voscari, Zarafa |
Comuni contigui: |
Rotonda, San Severino Lucano, Castelluccio Inferiore, Laino Borgo (CS), Laino Castello (CS),Mormanno (CS), Morano Calabro (CS), Terranova di Pollino. |
CAP: |
85040 |
Pref. telefonico: |
0973 |
Codice ISTAT: |
076097 |
Codice catasto: |
L873 |
Nome abitanti: |
viggianellesi |
Santo patrono: |
San Francesco di Paola, S. Caterina d'Alessandria |
Giorno festivo: |
ultima domenica di agosto, 25 novembre |
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Sito istituzionale |
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Il toponimo
Incerta è l'origine del toponimo, legata alle vicissitudini storiche del nucleo abitato. Le prime testimonianze parlano di un Castrum Byanelli, presidio romano sulla via Popilia. Il toponimo deriva infatti dal possessivo gentilizio romano Vibianus, diminutivo di Vibius. Curiosa è anche la derivazione del nome da una antica leggenda barbarica. Si racconta infatti che una regina barbara di passaggio sulle sponde del Mercure, intenta a dissetarsi alle fonti del fiume, fa cadere l'anello nuziale nell'acqua. Ordina così a un suo fedele di setacciare in ogni dove il fondo del fiume e quando questi intravede l'anello rispecchiarsi tra le acque, non può che esplodere in un urlo incontenibile di gioia: Vidi anello, regina! E la regina poté riprendere felice il cammino non prima di aver battezzato quel luogo in Vidianello. Documenti alla mano, è in una carta del 1079 che troviamo il toponimo Vineanellum [nella BOLLA DI ALFANO vengono elencati: Agrimonte (Agromonte di Latronico), Arriusu, Abbatemarcu (antico paese sito nel comune di Santa Maria del Cedro), Avena (Avena di Papasidero), Camerota, Caselle (Caselle in Pittari), Castrocuccu (Castrocucco di Maratea), Didascalea (Scalea), Lacumnigrum (Lagonegro), Laeta (Aieta), Languenum (Laino), Latronucum (Latronico), Mandelmo, Marathia (Maratea), Mercuri (Mercurion), Portum, Regione, Revella (Rivello), Rotunda (Rotonda), S. Athanasium, Seleuci (Seluci di Lauria), Trosolinum, Turraca (Torraca), Turturella (Tortorella), Triclina (Trecchina), Uria (Lauria), Ursimarcu (Orsomarso) e Vineanellum (Viggianello), che facevano parte della Diocesi di Policastro, oggi Policastro Bussentino (frazione di Santa Marina)] mentre un documento greco del 1132 riporta il toponimo Bigianitu. Dal Registro della Cancelleria Angioina (anni 1278 - 79) è riportato ancora il toponimo Byanelli ("Notarus Robertus de Altricia... vassalli... Santi Arcangeli er Terrae Byanelli Iustitieratu Basilicatae"). Ma già in tempi di dominazione aragonese, alcuni documenti del 1483/94 riportano il nome 'Viggianello'. Dal XII al XV secolo si può così ricostruire la trasformazione graduale del nome, secondo questa probabile successione: Byanellum, Byanelli, Vincianelli, Vingianello, Viggianello. Il nome potrebbe derivare ancora da un legno speciale della zona che serviva per produrre armi da guerra (il Vincaliellum). Il primo documento scritto che attesta la presenza di Viggianello è la Bolla di Alfano Arcivescovo di Salerno del 1079, nella quale è menzionato VINEANELLUM. Il toponimo Vinea-nellum starebbe ad indicare la particolare dedizione del terreno agricolo viggianellese caratterizzato, all'epoca, dalla mancanza di vigne. Altre antiche carte risalgono al periodo angioino e svevo. In particolare l'Imperatore Federico II si recò per ben due volte al castello di Viggianello e lì concesse privilegi nuovi e ne confermò di vecchi. Tuttavia, il numero più cospicuo di antiche carte in cui si parla di Viggianello e dei suoi abitanti risale agli inizi del sec. XV quando questo comune lucano viene inglobato nei vasti possedimenti della famiglia Sanseverino, principi di Bisignano, ramo dei conti di Saponara. In particolare nel 1500 il castello viggianellese fu ereditato da Aurelia Sanseverino.
Storia
Anche le origini del paese sembrano essere poco chiare. Fonti parlano di primi insediamenti di monaci basiliani risalenti al X secolo: l'Eparchia monastica del Mercurion vi promosse un incisivo processo di antropizzazione ed evangelizzazione le cui testimonianze - cappelle ipogee e laure eremitiche - sono tuttora presenti sul territorio comunale. Ma l'origine storica è sicuramente da ricercare nei secoli precedenti. Altre fonti, infatti, assicurano che sia stato fondato da profughi achei in conseguenza della distruzione di Sibari, divenendo, secondo Tito Livio, roccaforte romana sulla via Popilia. Questa è una ricostruzione storica avallata dalla presenza su tutta l'area agricola della Spidarea e della Serra di ritrovamenti di insediamenti abitativi di piccola-media dimensione. In particolare, nella località Spidarea sono venuti alla luce numerosi reperti di superficie( frammenti di vasi a figure rosse, monete, armi, fondamenti e lastricati di abitazioni). Da fonti orali risulta essere quello il luogo in cui sorgeva in passato il "paese" (u paisu a spamienta) distrutto da un "diluvio". Anche la Geografia di Tolomeo riporta un insediamento preromano nel territorio viggianellese di probabile origine greco-achea. La presenza umana sul territorio si consolida con l'arrivo dei Romani. I nuovi conquistatori realizzarono sul colle dell'attuale Viggianello, proprio dove più tardi sarà edificato il castello, un castrum con funzione di contenimento e sbarramento delle popolazioni lucane che si apprestavano a conquistare l'area. Molte erano anche le ville rustiche e le strade. I Lucani erano un popolo rozzo e primitivo e, giunti dal Sannio, approdarono presto anche nella Valle del Mercure mettendo in crisi l'elegante e colto popolo magnogreco che in quei luoghi si era accasato. Ai Romani subentrarono i Longobardi ed i Bizantini. Il colle viggianellese da sede di castrum diventa Kastrion, ovvero luogo fortificato abitato da agricoltori. Avanzi del kastrion bizantino si notano nel rione Cella e Ravita. La presenza bizantina è attestata anche da numerose laure eremitiche abitate dai monaci basiliani e da numerosi ruderi di antiche chiese e conventi. La presenza bizantina a Viggianello fu eliminata dai Saraceni di Hel-Assan che si insediarono nel rione Ravita (il toponimo Ravita è presente anche a Lauria, Tricarico, Tursi e Nocara, era il quartiere dei Saraceni ed ha il significato di "borgo"). Questi Saraceni costrinsero i monaci eremiti a spostarsi dal Mercurion al Latinianon usando i percorsi greco-romani che dalla Valle del Mercure conducevano alla Valle del Sinni passando ai piedi del colle viggianellese lungo la collina della Serra.
Con i Normanni comincia a consolidarsi l'insediamento sulla collina di Viggianello grazie alla creazione della roccaforte con torre quadrata (tipica dell'architettura normanna) e della chiesa del castello dedicata a S. Nicola (di cui restano oggi solo pochi ruderi). Viggianello rientra nei possedimenti della principessa Mabilia, figlia di Roberto il Guiscardo e moglie di Guglielmo di Grundmesnil, per poi passare alla famiglia feudale Chiaromonte che teneva nel feudo pedemontano suoi vassalli e soldati. Carlo d'Angiò donò il Castrum Byanelli a Goffredo Sarzin, suo cancelliere e ciambellano. Da Sarzin passò alla figlia Isabella di cui questa fu, però, presto privata. Nuovo feudatario di Viggianello diventò Roberto de Altricia (Roberto Autriasche). In età angioina Viggianello era uno dei principali centri della Basilicata e del Bruzio divenendo luogo di asilo degli abitanti della Valle dell'alto Mercure. Gli svevi consolidarono la roccaforte che assunse le esembianze dei tipici manieri federiciani. Nel castelo di Viggianello dimorò anche l'Imperatore svevo Federico II. Dal sec. XV Viggianello sarà infeudato alla nobile famiglia dei Sanseverino, principi di Bisignano (Antonio, Giacomo, Bernardino, Luigi, PietroAntonio, Aurelia, Violante) per poi passare in mano ai Della Ratta, nobile famiglia feudale originaria di Barcellona. Con gli Aragonesi inizia una fase negativa per il centro lucano, infeudato alla famiglia Bozzuto, la più avida del casato aragonese. Nel sec. XV la fortezza di Viggianello fu espugnata dal Gran Capitano Consalvo de Cordoba e riannessa ai possedimenti che la monarchia di Spagna vantava in Italia. Agli inizi dell'età rinascimentale nel centro lucano fu istituita una scuola di medicina con caposcuola Antonio Cassano. Il centro storico è costellato da numerosi nuclei abitati di diverse dimensioni, una tipologia insediativa anomala, che caratterizza ancor oggi questo territorio, peraltro storicamente sempre documentata, come attestano alcune carte del 1797. Viggianello - dopo essersi organizzato in comune nel 1808 secondo gli emendamenti francesi -, partecipa attivamente alle fasi dell'Unità d'Italia. In particolare queste terre furono teatro di scontro fra briganti ed esercito piemontese: l'oralità conserva ancora gesta ed aneddoti di uccisioni, razzie, battaglie e imboscate. Il paese delle ginestre, omaggio alla gialla ed intensa cortina di fiori di ginestra che avvolge in maggio il paesello, è definizione di Ferdinando Santoro, insigne ma ancora poco studiato scrittore e critico letterario viggianellese, napoletano di adozione. Dall'età rinascimentale fino a qualche decennio fa a Viggianello operava un notaio, a dimostrazione dell'importanza del centro lucano sotto l'aspetto economico e giuridico, dimostrata anche dal fatto che nel corso dell'800 Viggianello è stato sempre descritto come "grosso borgo" e sede di Mandamento. Proprio nella seconda metà del sec. XIX si raggiunse l'apice della popolazione attestata attorno alle 6000 anime.
Siti archeologici
Pur mancando campagne di scavo da parte della Sovrintendenza numerosi sono i siti interessati da rilevanze archeologiche. Grazie agli studi condotti dall'archeologa Paola Bottini, si può affermare che per il periodo di dominazione greca e romana vanno segnalate le località Spidarea e Valle Laura, aree dense di reperti di superficie. Si possono notare numerosi frantumi di tegoloni usati per le tombe. Inoltre, si rinvengono cocci di anfore, vasi a figure rosse e piatti. Vi furono anche rinvenuti armi, armature e mura. Altre aree interessate dalla dominazione magnogreca sono Caloie, Agropoli, Serra. Zone interessate da ritrovamenti di età romana sono Capiale (dove era presente una villa) Campo le Rose (vi si rinvennero elmi ed armi); Valle laura (presenza di numerose ville sul territorio). Aree che conservano memorie bizantine, a ricordo della "Nuova Tebaide Mercuriana", sono le località Malita (laura), Capiale (gruppo di laure), Mulino (laure), i grutti i perna (laure), Valle Laura (laura),Prantalato (laure), rione Cella (avanzi delle mura di cinta del kastrion). Sul colle Serra ancora oggi si incrociano antichi percorsi viari che conducevano in Calabria e nella Valle del Sinni utilizzati da importanti personaggi storici nei loro spostamenti (Alessandro il Molosso, Spartaco, Nilo da Rossano, S.Saba, S.Fantino il giovane, l'emiro El-Hassan, Guglielmo il Guiscardo, l'Imperatore Federico II di Svevia, il Gran Capitano Consalvo de Cordoba e con molta probabilità anche il generale Annibale quando si diresse alla conquista di Grumentum). Da tutto ciò si può argomentare che per tutto il periodo di dominazione greca, lucana e romana la popolazione si concentrava in nuclei abitativi ubicati a valle, ai piedi degli attuali insediamenti di Viggianello e Pedali, in prossimità dei corsi d'acqua che scaricano nel Mercure-Lao. Un tempietto pagano dedicato al dio Mercurio, protettore dei poeti, si trovava presso le sorgenti del Mercure, in località Mulino-S.Giovanni, dove fu rinvenuta una statuetta bronzea di Mercurio e della madre Maia. Proprio nel luogo dove Ferdinando Santoro ambienta il leggendario mito fluviale del "Vidi-Anello Regina". Va precisato che la maggior parte dei reperti rinvenuti sul territorio viggianellese fu, in passato, venduta clandestinamente e destinati ad abbellire ville di qualche ricco possidente.
Il castello
Nel punto più alto dell'abitato di Viggianello sorge il castello. Il primo insediamento fortificato risale al periodo romano con la costruzione di un castrum a controllo della Valle sottostante e delle numerose arterie viarie che si incrociavano sul colle Serra e già utilizate dai greci achei. In seguito i bizantini ne fecero il centro amministrativo del Kastrion che inglobava, entro solide mura, anche il borgo agricolo che si sviluppò tra i rioni Cella e Ravita. I normanni costruirono la solida torre a base quadrata e ripristinarono le mura di cinta del borgo di cui restano poche e sporadiche tracce. Gli Svevi amplieranno la struttura e l'abbelliranno dei fregi tipici dell'arte colta federiciana. Nelle sue stanze per ben due volte soggiornò l'Imperatore di Svevia Federico II nel sec. XIII. Sede di feudatario in età angioina ed aragonese, il mastio, assunse notevoli dimensioni e divenne il centro militare ed amministrativo di un vasto territorio, uno dei più popolati e difesi della Basilicata e del Bruzio. Nel sec. XVI i Principi Sanseverino trasformarono la fortezza in palazzo, cessate ormai le esigenze di difesa. Fu espugnato nel sec. XV da Consalvo de Cordoba.
Tra i suoi proprietari è menzionato nelle antiche carte rinascimentali anche Luigi Icart, nobile napoletano castellano del Castel Nuovo di Napoli molto legato alla monarchia aragonese. Ancora si conserva l'antica cisterna ma non si hanno tracce del fantomatico passaggio segreto che attraverso le viscere del paese conduceva nel canale Carella, permettendo ai castellani di mettersi in salvo nel caso in cui il castello veniva espugnato. Entro le mura del castello si rifugiò il generale francese Grasson con la sua guarnigione nel 1806 inseguito dal brigante locale Muscariello a capo di una folta banda di filo-borbonici.
Le chiese ed i monasteri
Oltre alle numerose chiesette di campagna edificate in epoca bizantina nei diversi villaggi agricoli, si può affermare che la più antica chiesa di Viggianello, centro storico, era collocata nei pressi del castello, di origine bizantina o normanna. Era dedicata a S. Nicola e da qualche decennio è in rovina. Conserva tracce degli antichi affreschi.
La cappella di S. Sebastiano, di origine bizantina e ristrutturata nel sec. XV. Nei pressi si trova il Calvario, opera in pietra locale, del 1611.
La cappella della SS. Trinità conserva una cupola tipica dell'architettura bizantina-basiliana. Divenne confraternita e sede di ospedale nel sec. XV. Ancora conserva tracce di affreschi.
La Chiesa di San Francesco di Paola è l'unica che ancora conserva la sua esposizione est-ovest presente in tutte le chiese bizantine. Venne rifatta nel sec. XIX.
La Chiesa madre di S. Caterina d'Alessandria anch'essa di origine bizantina ma ampliata o, probabilmente, rifatta ex novo sotto la baronia dei Bozzuto (1634). Conserva numerose opere (tele del '600 e '700, fonte battesimale in alabastro del '500, altare in marmo da attribuire allo scultore Palmieri del sec. XVIII, acquasantiere in marmo bianco del sec. XIX, un ciclo di affreschi di Alfonso Metallo, uno spettacolare organo a canne del 1880, un coro ligneo del 1600, una madonna in pietra del '500, la statua della Santa patrona in legno di epoca rinascimentale o precedente), una reliquia della santa di Alessandria e una cripta dove si trovano, tra le tante sepolture, tre preti mummificati seduti su una panca e ricoperti di paramenti sacri d'oro.
Il convento di S. Antonio a Pantana del sec. XVI costruito dai padri di Collereto su autorizzazione del barone di Viggianello Giovanni Giacomo Sanseverino, conte della Saponara. Rifatto nel sec. XVII. Conserva una bellissima scultura in marmo bianco della madonna con bambino, realizzata dal Bernini, sul cui basamento si trovano incise le parole "Virgine deipara patrona V.lli" ovvero "Vergine madre di Dio patrona di Viggianello".
La Chiesa di S.Maria della Grotta con portale in pietra bianca del Rinascimento. La cappella dell'Assunta voluta dai principi Sanseverio nel sec. XV che conservava fino a qualche anno fa l'originale pavimento in cotto del '500. Nel territorio sono sparsi ruderi di monasteri basiliani, distrutti dall'esercito e dalle leggi di Napoleone, ancora non identificati con precisione. In particolare, il Pedio conferma la presenza nel territorio viggianellese del monastero di S. Pasquale; mentre il Propato sostiene la presenza di un monastero basiliano fortificato nel luogo dove poi i normanni costruirono il castello.
Infine, in località zarafa ancora si conservano i ruderi dell'abbazia di S. Maria del Soccorso che ebbe grande importanza nel corso del XVIII secolo.
Personaggi noti
Le storiche famiglie nobili viggianellesi, a parte le famiglie che hanno tenuto il centro lucano sotto il giogo feudale (Clermont, Sanseverino, Bozzuto, Della Ratta), sono:
- De Filpo, il cui palazzo, di dimensioni davvero notevoli, si affaccia sul Corso Senatore De Filpo; - Marino, il cui palazzo si trova nell'antico rione Ravita; - Palagano, il cui palazzo si allarga su via S. Francesco vicino alla capella dell'Assunta; - Mastropaolo, il cui palazzo è ubicato su via Marconi in prossimità del castello; - Gioia, il cui palazzo si sviluppa in via Roma.
Le loro residenze seicentesche ancora conservano i grandi saloni barocchi, l'emblema del casato sul portale scolpito sulla pietra, biblioteche, cappelle gentilizie,arredi d'epoca.
Personaggi noti nel mondo della politica, dell'arte, della scienza, del diritto e dello spettacolo sono:
- Vincenzo De Filpo, Senatore del Regno d'Italia. Fu uno dei principali uomini politici della Basilicata del suo tempo;
- Antonio Mauro, sindaco nel 1861, avvocato e socio dell'accademia cosentina;
- Luigi De Filpo, membro dell'Assemblea Costituente, Sottosegretario alle Poste e Telecomunicazioni sotto il Governo De Gasperi, Capitano dell'esercito italiano e autore di varie opere letterarie;
- Vincenzo Caporale, medico chirurgo docente all'Università di Napoli. Curò Mussolini ricevendo, in cambio, una Balilla e la costruzione della strada che dalla piazzetta Assunta conduce al suo palazzo (oggi via Marconi);
- Ferdinando Cassano, medico fondatore di una scuola di medicina attiva a Viggianello nel sec. XVI;
- Antonio Propato, professore di lettere e storico locale. Autore di molti libri tra cui uno su Viggianello (Porfidio, 2005);
- Lucantonio Della Ratta, discendente di antica famiglia feudale viggianellese. Fu medico del '700 e marito di Elena Dursio di Senise. Si trasferì a Colobraro per motivi politici;
- Ferdinando Santoro, giornalista de "Il tempo" e scrittore dei primi del '900;
- Rito Sirimarco, pittore contemporaneo. Ha allestito molte personali di pittura a Napoli;
- Giuseppe Propato, cantautore folk, autore della canzone "A Madonna i Puddino" che ebbe successo soprattutto tra i connazionali emigrati in Argentina;
- Giovanni De Filpo, docente di Chimica all'Università della Calabria;
- Antonio Mauro, Arciprete, uomo di grande cultura, teologo e professore al Seminario Diocesano di Cassano;
- Vincenzo Corraro giovane scrittore autore di "Sahara Consilina" (Palomar 2004);
- Angelo Oliveto, giornalista RAI;
- Franco Marino, componente del famoso gruppo musicale pop del 1978 Le Ciliegie Amare che annoverava come altri componenti anche Donatella Rettore e Dora Moroni;
- Sergio Rizzo, giornalista e scrittore nato ad Ivrea nel 1956 da padre viggianellese (Giulio Rizzo, classe 1924, impiegato al Comune). Responsabile della redazione economica romana del Corriere della Sera, in passato ha lavorato per Milano Finanza, Il Mondo e Il Giornale. Fra le sue fatiche letterarie, quella realizzata con Franco Bechis e pubblicata dalla Newton Compton nel 1992: In nome della rosa. La storia della casa editrice Mondadori. È coautore con Gian Antonio Stella del libro-inchiesta sul mondo politico italiano La casta, che con oltre un milione di copie e ben 22 edizioni è stato uno dei volumi di maggior successo del 2007 e ha aperto un vasto dibattito sulla qualità della classe dirigente nazionale e sul suo rapporto con i cittadini-elettori.
Feste religiose
A Viggianello, centro storico, si svolge l'ultima domenica di agosto la festa patronale in onore di San Francesco di Paola. Caratteristico è il taglio e il trasporto della "pita" che, trainato lungo le vie del paese dai buoi, viene unito alla cuccagna e viene issato. Sagra di origine seicentesca ma che affonda le origini nei riti propiziatori di origine pagana. Altra antica tradizione è la sagra dei falò. Il 19 marzo ed il 2 aprile vengono bruciate nelle piazze del centro storico e delle frazioni le "fascine", in segno di buon auspicio e di augurio di una primavera propizia e feconda. Altra tradizione che permane soprattutto nelle campagne è l'uccisione del maiale nei primi giorni di gennaio. Il 25 novembre si svolge la fiera di S. Caterina, patrona del paese. Questa fiera è di antichissime origini, molto probabilmente già in uso al tempo del monachesimo basiliano (sec. IX). Tradizione che, invece, oramai si è persa è la processione dei cirii che, invece, ancora si svolge nella vicina frazione Pedali. Anche questo rito e da ricondurre al basso medioevo, precisamente al tempo della dominazione aragonese nella zona.
Festeggiamenti in onore di San Francesco da Paola [modifica]
A Pedali, la prima settimana dopo la Pasqua. Nel centro storico, l'ultima settimana di agosto. La festa di San Francesco di Paola con i complessi e spettacolari riti arborei rappresenta un unicum nel ventaglio delle tradizioni orali del Mezzogiorno. Il rituale è pressappoco identico sia a Pedali che nel centro storico. Nei boschi del Pollino e nella montagna di 'basso' di Viggianello vengono abbattuti gli alberi ('pitu' e 'cuccagna') destinati al trasporto con i buoi in paese. Prima del trasporto, gli animali ('paricchi') e dei bovari ('gualani') vengono benedetti sul sagrato della chiesa, in ossequio alla sacralità dei gesti che si consumano durante l'intero rito. Al giovedì avviene l'abbattimento degli alberi, al venerdì quello della 'rocca' (l'abete), che è poi l'elemento 'femminile' posto in cima alla 'cuccagna', al sabato avviene il faticoso trascinamento degli alberi da parte dei buoi in paese. Queste giornate sono scandite da bivacchi ed eroici pernottamenti in montagna, balli, canti e musiche tradizionali al suono di organetto e zampogna. La domenica è dedicata all'innalzamento della cuccagna in piazza e alla processione religiosa che fa da cornice al rituale profano. A Pedali avviene pure l'antico rito dell'arrampicamento della 'cuccagna'. Miracoli e fatti straordinari sono legati alle spesso pericolose operazioni di taglio e innalzamento della 'cuccagna', sempre a mano e con l'aiuto dei buoi (animali cari al santo), come la tradizione vuole.A questa festa accorrono ogni anno gruppi di pedalesi e viggianellesi emigrati al nord,in particolare nel varesotto,con l'intento di proseguire e tramandare le tradizioni dei propri avi. Le origini di questo rito arboreo si perdono nella notte dei tempi. È tuttavia certo che riti identici si svolgono anche in Portogallo. Questo dimostrerebbe che non è improbabile che furono i conquistatori spagnoli, nel corso del XVI secolo, ad importare questa tradizione nei nostri centri.
Madonna del Carmine [modifica]
A Pedali, la terza domenica di agosto. È legata ai raccolti, in particolare a quelli del grano, e alla fertilità dei campi. In omaggio alla Madonna, i fedeli offrono i 'cirii', che sono in pratica dei covoni in legno ricoperti di grano, alcuni decorati con nastri colorati (che ricordano il corredo dei tarantolati di Galatina), alcuni di grosse dimensioni a cui si appendono animali di allevamento (galline, conigli, ecc.). Rimane ancora intatto, durante il percorso dei 'cirii', lo strano rituale del ballo con la falce (una danza a carattere pantomimico, che risale a pratiche pre-cristiane legate al culto di Giunone), e l'asta dei doni con il vecchio imbonitore in piazza (questua).
Processione di Cristo Morto il Venerdì Santo [modifica]
Il viatico sofferente di Cristo viene riproposto ogni anno in tutta la sua drammaticità e purezza, sia a Pedali che a Viggianello. A rendere più intenso questo particolare momento liturgico contribuiscono alcune pratiche devozionali legate ai canti in polifonia al Calvario ('pianti' o 'lamenti'), a crisi di cordoglio non controllate durante il racconto della Passione o nei 'lamenti', alla gestualità rituale, soprattutto da parte delle donne, nel piangere il Cristo. Davvero belli i testi in dialetto sulla Passione, con riferimenti al dramma sacro e al dolore umano, all'autoidentificazione della donna che piange in Maria Addolorata, alla teatralizzazione degli eventi sia nel canto che nella mimica gestuale (la mano in faccia, lacrime vere, lutto, ipnosi collettiva, ecc.)
Pellegrinaggio alla Madonna dell'Alto [modifica]
Santuario della Madonna dell'Alto-Centro Storico, l'ultima domenica di maggio, la prima domenica di settembre. Un semplice gesto di devozione popolare fatto di preghiere e canti che si carica di fatica e arditezza per il lungo e ripido percorso che congiunge il centro storico al Santuario (c.ca 15 km., per un cammino di sette ore a piedi!). A maggio, la Madonna sale al monte dove resta per tre mesi, fino a settembre. Belli i luoghi, immersi nella montagna di basso del comune, ammaliante la pesante statua della Vergine, docili i canti a due voci che gli anziani intonano durante il percorso. Tutto induce alla spiritualità e al raccoglimento interiore. La chiesa della Madonna dell'Alto (1775) sorge a c.ca 900 mt., con la porta rivolta alle cime e al silenzio dei monti del Pollino.
Altre feste
· I domenica di maggio, a Pedali, Vergine di Lujan · 17 di maggio, nella contrada Prastio, San Pasquale. · 24 di giugno, a Pedali, Vergine SS. Sacro Monte. · I domenica di luglio, centro storico, Sacro Cuore di Gesù. · II domenica di agosto, nella contrada Torno, Beata Maria Vergine Miracolosa. · II domenica di settembre, nella contrada Zarafa, Madonna del Soccorso. · Ultima domenica di settembre, nel centro storico, Madonna Addolorata.
Gastronomia
Incastonato nel suggestivo scenario dei monti del massiccio del Pollino, su un promontorio che si affaccia sulla valle del Mercure, Viggianello vanta un successo considerevole per le sue pietanze tipiche, tanto da essere diventato una tappa d’obbligo del turismo enogastronomico. Votato da sempre all’agricoltura e all’allevamento, Viggianello offre al visitatore i migliori frutti della terra, mantenendo inalterati i sapori semplici di una volta e la loro genuinità. Piatti poveri, dal gusto unico e invitante fanno del Paese delle Ginestre una meta ambita I piatti tipici di tipici di Viggianello sono legati alla sua storia, alla sua tradizione che si tramanda di padre in figlio. Grano, peperoni, patate, fave, pomodori, ceci, mais e ortaggi vari sono i prodotti della terra. L’allevamento di bovini, ovini, suini e caprini, produce carni di qualità e formaggi deliziosi come il pecorino, il caprino, e la ricotta. Superbi, poi, gli insaccati dell’agro viggianellese, vero vanto e motivo di richiamo turistico. Il sottobosco offre naturali delizie come fragoline, lamponi, more, che, in ossequio alla tradizione, vengono lavorate per dar vita a squisite marmellate e liquori artigianali. I funghi pullulano nei boschi di Viggianello, sia sul Pollino che nella montagna di Basso: porcini ovuli, gallinacei, tartufi sono quelli che maggiormente è facile trovare. I funghi, una volta raccolti possono essere consumati freschi, oppure essiccati e conservarti, al naturale o sottolio. Le tradizioni gastronomiche viggianellesi sono collegate ai cicli stagionali della vegetazione. Per cibi naturali si aspetta che la natura faccia il suo corso, ovviamente. Tra i primi più preparati a Viggianello, troviamo i “Rasckatìeddi” (fusilli), i “Kavatìeddi” (gnocchi), “frascàtula” (polenta), la “Minestra ‘mbastata” (minestra “impastata” con patate e verdure di stagione), “Rappasciona” (misto di cereali e legumi), “Rafajùoli” (ravioli), Tagghjulìni ku u làtt” (tagliolini con il latte), “Tappicèdd ku i cìciri” (pasta- quadrucci- con ceci), Pàsta ku a muddica di pàn” (pasta con la mollica di pane). I secondi tipici della tavola viggianellese sono “Brasciòla” (involtini di carne di maiale), “A scòrza du pùorcu” (cotica di maiale), Frittata ku zzafaràni e sauzìzzu” (frittata con peperoni e salsiccia), “Ciambotta” (peperonata), “Rummulèddi” (polpette). I dolci a Viggianello sono semplici e poco elaborati, preparati per la maggior parte con farina e uova. I dolci più tradizionali sono “Cannariculi”, “Sanguinàcciu o Timbànu” (sanguinaccio), “ciciràta” (struffoli), “crispedd” (crespelle), currìeddu (dolce pasquale), “rosecatàrr” (chiacchiere).
Evoluzione demografica
Abitanti censiti
Amministrazione comunale
Centralino del comune: 0973 664311 - Fax: 0973 664313
Posta elettronica: comunv@tbridge.net
Cosa visitare
Viggianello è una meta turistica capace di incantare i suoi visitatori non solo per la incomparabile bellezza paesaggistica ma anche per le numerose testimonianze storico/artistiche che hanno reso questo luogo uno scrigno di arte, di storia e di tradizioni. Meritano, di sicuro, una visita:
- Castello normanno-svevo (sec. XI) residenza dell'Imperatore Federico II di Svevia;
- Chiesa Madre (sec.XVII) in stile gotico a tre navate (tele del seicento, affreschi, organo a canne del '800, reliquia di S.Caterina d'Alessandria,coro in legno intarsiato del '600, altare in marmo policromo realizzato dal Palmieri nel '700, blasone della nobile famiglia Marino);
- Biblioteca Comunale F. Santoro, in Corso De Filpo. Contiene anche libri antichi;
- Fonte battesimale in alabastro nero (sec. XVI) nella Chiesa Madre;
- Pulpito in marmo policromo con due colonne in marmo bianco finemente lavorato r blasone nobiliare(sec. XVIII), nella Chiesa madre (non più presente!);
- Tomba del Senatore del Regno d'Italia V.De Filpo (sec.XIX)in stile gotico;
- Area archeologica di età greco-romana in località Spidarea;
- Laure bizantine-resti della Nuova Tebaide (sec.IX) ai piedi del centro storico;
- Cappella dell'Assunta (sec. XVI) costruita dai Principi Sanseverino;
- Affresco dell'annunciazione (sec. XVI), nella Cappella dell'Assunta;
- Cappella Santa Maria della Grotta (sec. XVI), con portale in pietra bianca e portone in legno intagliato del '500;
- Altari in legno dipinti (sec. XVI) nella Cappella dell'Assunta;
- Altari in marmo policromo (sec. XVIII) nella Chiesa Madre;
- Il Calvario (anno 1611) ricavato da un unico blocco di pietra;
- Ruderi dell'abbazia (sec. XIII) in località Zarafa;
- Vicoletti del centro storico con caratteristiche piazzette e slarghi;
- Fontana di Gioia (sec. XIX) nel rione S.Francesco;
- Fontana di Marcaldo (sec. XIX) nel rione Marcaldo;
- Fontana Malita (sec.XIX) sull'antica strada Viggianello-Pedali;
- Palazzo Caporale (sec. XVIII) e relativo museo;
- Piazza Umberto I con spettacolare veduta sulla valle sottostante;
- Rione Ravita (sec. IX) edificato dai Saraceni;
- Portali in pietra lavorata (sec. XVIII) nel centro storico;
- SS. Trinità (sec. XVI) con cupola bizantina e affreschi cinquescenteschi del Giudizio Universale;
- Statua in marmo bianco del Bernini (sec. XVI) presso S.Antonio al Convento;
- Ruderi degli antichi mulini ad acqua, in località Malita;
- Anfiteatro presso la villa comunale
- Galleria Mercurion con mostre di quadri di pittori locali
- Sorgenti del Mercure in località Mulino
Concerti estivi
Nelle estati viggianellesi, in occasione delle numerose festività organizzate dalle associazioni culturali locali, si sono esibiti importanti nomi della musica italiana:
Nomadi (1987-2005); Francesco De Gregori (1995); Alberto Fortis; Enrico Ruggeri (1997); Max Gazzè (2006);Pierangelo Bertoli (1989); Eugenio Bennato (2006);Il parto delle nuvole pesanti (2003);Edoardo Bennato (1998);Folkabbestia (2005); Piero Pelù (2006); Banco del Mutuo Soccorso (1996); Roberto Vecchioni (2000-2007); Paola Turci (1999); Modena City Ramblers (2007); Bandabardò (2004); Avion Travel (2007); I ratti della Sabina (2004); Alla bua (2002); Riserva Moac (2003); Ziganamama (2002); Alberto Fortis (1998); Rino Gaetano Band (2006); Nuova compagnia di canto popolare (2003); Eugenio Finardi (2001); Rocco Papaleo Quartet (2006); Aquaragiadrom (2002); Roy Paci e Aretuska (2007);Almamegretta (2005);Angelo Branduardi (2008); Le Vibrazioni (2008);Daniele Sepe (2008).
Dal 2007 molti di questi concerti si tengono nella scenografica cornice dell'Anfiteatro Comunale, realizzato in pieno centro storico presso la villa comunale. In questo anfiteatro, ormai da qualche anno, si svolgono le principali manifestazioni culturali del famoso "Agosto viggianellese" rassegna capace di attrarre turisti da buona parte del territorio nazionale. Inaugurato proprio nell'estate del 2006 con una fiabesca e spettacolare rappresentazione della Compagnia dei Folli. Un successo.
Note
- ^ http://www.comune.viggianello.pz.it/modules/wfsection/article.php?articleid=39
- C. Perrone, Viggianello (Byanellum), editrice Capuano, Francavilla s.S., 1980;
- A. Propato, Viggianello-Un paese nato mille anni fa intorno ad un monastero basiliano fortificato, Valentina Porfidio editore, Potenza, 2006;
- M. Conte, Lingua e dialetto a Viggianello (PZ), Editrice Ermes, Potenza, 2005;
- B. Niola (a cura di), Vademecum del Parco Nazionale del Pollino, 2000;
- T. Pedio, Cartulario della Basilicata, Edizioni Osanna, Venosa, 2001;
- T. Pedio, La Basilicata borbonica, Edizioni Osanna, Venosa, 2000;
- G. Racioppi, Storia dei popoli della Lucania e della Basilicata, 1890;
- L. De Cuntis, Pollino - il mensile del Parco, anno II n. 6, settembre 1993;
- AA.VV., Sottosistema storico - culturale, Regione Basilicata, Progetto Pollino, Quaderno n.3, Tip. Arti Grafiche Finiguerra, Lavello 1977;
- A. M. Calabrese, Il Pollino Lucano, Arti Grafiche Finiguerra, Lavello 1988;
- T. Paonessa, I limiti del Mercurion, 2006;
- P. De Lao, Il Pollino, storia, arte, costume, ed. Editalia, Roma;
- G. Guida, Viaggio nel Circondario di Lagonegro, Finguerra Arti Grafiche, Lavello;
- M. Licursi, Pollino - Cuore verde del Mezzogiorno, ed. Il Coscile, Castrovillari;
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